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Un anno fa mio padre mi ha detto "io l'anno prossimo organizzo il coast to coast....chi c'e' c'e'!!". Senza pensarci due volte ho detto "io ci sono!"

giovedì 18 agosto 2011

Giorni 22, 23. Ultimi giorni a Santa monica...

Ieri e oggi, due giornate agli antipodi. Ieri siamo stati al parco Six Flags Magic Mountains. Solo montagne russe e attrazioni da rivoltare le budella. Quando ci andammo la prima volta avevamo esattamente 15 anni in meno e a parte un paio di attrazioni in piu' non molto e' cambiato....ci sono rollercoaster per tutti i gusti...da seduti, da in piedi, da sdraiati, di traverso, c'e' la montagna russa piu' alta del mondo, quella con la discesa piu' ripida, quella bidimensionale, quella tridimensionale, quella doppia, quella a 100 miglia all'ora, quella al buio, quella col fuoco.

Il video promozionale degli ultimi due rollercoaster.

Dopo la giornata di ieri abbiamo dedicato quella di oggi al relax piu' totale. Colazione con shopping mattutino e successivamente passeggiata sulla spiaggia nella nebbia californiana. Ebbene si, in California al mattino c'e' sempre la nebbia (e che nessuno, specie due romani di mia conoscenza, si azzardi a dire che l'ho portata io da Milano...), i piani superiori dei grattacieli scompaiono e si sta bene con la felpa.

Nonostante il tempo grigio abbiamo messo i piedi nell'oceano e abbiamo poi deciso di andare in macchina fino a Malibu, poche miglia a nord. Nel frattempo il cielo si e' schiarito ed e' diventato azzurro. Non soddisfatti dalla crepe alla Nutella che ci siamo sparati a colazione abbiamo deciso di concederci del pollo fritto di KFC - Kentucky Fried Chicken - (mio padre e' dall'inizio della vacanza che cerca di mangiare da KFC, dice che gli sta simpatico il vecchino che lo sponorizza!) che abbiamo consumato sulla spiaggia, davanti a uno spettacolo di onde e surfisti. Una spiaggia completamente diversa da quella di Santa Monica, che si presenta larghissima e lunga, quella di Malibu' e' invece molto stretta, mangiata dalle onde e dalla marea e si chiude in una baia. 


Tornati a Santa Monica siamo stati (sempre in felpa) un'oretta in piscina e poi ci siamo preparati per l'ultima cena (come suona male...) da "Bubba Gump Shrimp & CO.", dove ormai siamo quasi clienti fissi...
E cosi' finisce la vacanza, domani lasciamo Santa Monica alla volta dell'international airport of LA verso mezzogiorno per riconsegna della Mustang e successivo imbarco verso le 3 del pomeriggio. 

Se siete arrivati fin qui magari vi siete anche dimenticati come questo viaggio sia cominciato in maniera molto diversa rispetto ai parchi di divertimento, le spiagge e i surfisti. E' un viaggio itinerante su 4 ruote che ci ha portato per le strade d'America, attraverso posti abbandonati dove si intravede appena lo splendore di un tempo. Abbiamo visto i sobborghi d'America, un altro mondo rispetto alle grandi citta' a cui siamo abituati a pensare e abbiamo visto anche quelle grandi citta' piene di luce, di vita, di grattacieli splendenti. Abbiamo deviato per i grandi parchi, i canyon e le foreste. Abbiamo visto i posti una volta abitati dai pellerossa e abbiamo visto le catapecchie abitate ad oggi dai pro-pro-pro nipoti di quei pellerossa. Abbiamo visto la natura selvaggia e le ville dei ricchi. Abbiamo assaggiato i mille gusti dell'America. E spero che un po' di sapore l'abbiate sentito anche voi.




martedì 16 agosto 2011

Giorni 18,19,20,21. Da San Bernardino (a San Diego, da San Diego) a Santa Monica.

Da San Bernardino (la ridentisssssssssima cittadina) abbiamo ri-abbandonato la Route 66 per una tappa del tutto imprevista. Abbiamo deciso infatti di fare una notte a San Diego, avendo piu' volte sentito dei commenti positivi sulla citta' californiana. Appena arrivati in citta', a dire il vero, siamo rimasti spaesati in quanto non capivamo dove fosse nascosta la sua bellezza...palazzi malandati ne' alti ne' bassi, qualche grattacielo e facce strane in giro. Complice anche il tempo grigio San Diego a prima vista non ci ha fatto un bell'effetto. Ma come molti dicono, il libro non si giudica dalla copertina e ci e' bastato andare alla prima pagina per cominciare a rivalutarla. Una volta letto il libro intero non volevamo piu' andarcene. Cercando un albergo, siamo arrivati sulla zona del porto e siamo rimasti a bocca aperta nell'ammirare l'enorme portaerei Midway, usata durante la seconda guerra mondiale e ora, in pensione, trasformata in museo.

Dopo aver scelto l'Hyatt hotel come dimora (chiedendo un piano alto in modo da avere un bel panorama sulla baia) abbiamo iniziato il nostro giro a piedi, finendo poi pero' col prendere il bus turistico (almeno non era come tutti gli altri rossi a due piani, ma sembrava piu' un vecchio filobus): scelta turistica ma azzeccata, avendo solo poche ore per esplorare la citta'. Soddisfatti della nostra scelta, siamo riusciti a buttare l'occhio piu' o meno in tutti i punti salienti. San Diego e' dunque una citta' che offre di tutto, dalla skyline all'isola residenziale con spiaggia chilometrica (Coronado Island), da Little Italy all'Old Town
messicana, dal parco che sembra una giungla con tanto di musei d'arte ad un'allegra downtown con case basse che ricorda New Orleans.
La vista dall'albergo, by day...
...e by night.
La sera siamo stati al Seaport Village, un villaggetto sul mare con negozi e ristoranti dove abbiamo mangiato in un ristorante che sembrava dovesse crollare da un momento all'altro, essendo di legno e completamente palafittato sull'acqua ma dove abbiamo mangiato ottimi scampi e granchio.

Il giorno dopo ci siamo rimessi in viaggio e, la scelta e' stata ardua, abbiamo preferito proseguire sulla Pacific Coast Highway invece che riprendere subito la Route 66, che abbiamo poi recuperato nei pressi di Hollywood. Siamo dunque passati per le famose spiagge californiane come Laguna Beach, Newport Beach e Long Beach, dove ci siamo fermati per un caffe e dove abbiamo avuto un assaggio della vera vita californiana da spiaggia : surf, basket sui campi di cemento a ridosso della sabbia, gente che corre e che va in bici sulle piste ciclabili e colline ipertrasudanti di alberghi e villette. Mica se la passeranno male sti californiani......
Dopo piu' di 4000 miglia dal Giorno 1 arriviamo al punto di arrivo, che e' il traguardo di tutti coloro che percorrono la 66: il molo di Santa Monica. Dopo una rapida sistemata in albergo abbiamo subito fatto una passeggiata sulla spiaggia, larga almeno 300 metri e lunga...be' non si puo' assolutamente dire quanto sia lunga, ne' da una parte ne' dall'altra si vede la fine. Lungo il molo, come lungo la strada principale, la 3rd, ci sono intrattenitori di ogni tipo, pagliacci che fanno i palloncini, persone travestite in ogni modo che ballano, artisti quasi veri che se la cavano ottimamente nel canto e nel ballo che accompagnano le passeggiate dei locali e dei turisti di giorno e di notte.


La giornata di ieri e' stata dedicata al parco degli Universal Studios, tra attrazioni ispirate ai film piu' famosi, musicals, spettacoli e visita agli studios della Universal (si, avete presente quando guardate un film e prima che cominci c'e' quel filmato con la luce flashante e il mappamondo che gira? Si ecco quelli). Anni fa, visitammo gia' questi Studios e tornandoci avevamo in testa qualche ricordo. Moltre attrazioni sono state sostituite, in quanto essendo ispirate a successi cinematografici, devono essere al passo coi tempi per attirare anche le nuove generazioni. Fanno capolino dunque un ottovolante virtuale 3D dei Simpson, un rollercoaster de The Mummy e uno spettacolare 3D a 360 gradi di King Kong (il nuovo King Kong, quello dove lo scimmione ha a che fare coi dinosauri). E' sparito uno dei primi virtual rollercoaster ispirato a Ritorno al Futuro (se a un bambino chiedi cos'e' ti dice "Ritorno a cheeeee?) e il vecchio e caro King Kong meccanico (che pero', a quanto pare e' stato distrutto in un incendio che ha colpito gli Studios nel Luglio 2008). Sopravvive ai cambiamenti, invece, l'attrazione di Jurassic Park. Interessante la visita agli Studios veri e propri dove si possono vedere alcuni set cinematografici e di serie Tv, la simulazione di un'inondazione e l'esplosione di un paio di macchine.
L'attrazione di Jurassic Park, impossibile uscirne non fradici.
La vera sorpresa di questo pezzo di California e' stata la meta di stamattina, ossia Venice Beach. Gia' intravista in qualche telefilm, suggerita da Dave (il ragazzo-guida del Gran Canion) e nominata dalla mia amica Sara per i suoi surfisti, non me la sono lasciata sfuggire. Venice Beach e' decadente e particolare, sembra una cittadina dove non c'e' controllo, dove non ci sono regole ma dove nessuno sembra nuocere a nessuno. Artisti di strada, barboni, surfisti, ciclisti, rasta, skaters, giovani, meno giovani, bianchi e neri si incontrano lungo questa via dove non mancano mai la musica e la fantasia. Colorata e affascinante Venice e' un posto che non pou' non essere visto se si passa sulla West Coast. Ma lascero', in questo caso, parecchio spazio alle immagini.












Lasciata Venice abbiamo percorso le vie interne di Beverly Hills, giusto per capire come alloggiano i veri ricchi (che poi si vede poco visto che le ville sono tutte circondate da megacespuglioni e alberi), fino ad arrivare a Hollywood, dove ogni angolo che giri trovi o qualcuno vestito da Michael Jackson o da Marilyn o, novita' degli ultimi anni, da Lady Gaga. Stasera abbiamo optato per una cena in uno dei nostri posti preferiti. Anni e anni fa quando andammo a San Francisco, rimanemmo folgorati dal ristorante "Bubba Gump Shrimp e CO", tratto dal famoso film Forrest Gump. Con sorpresa e anche una punta di delusione abbiamo scoperto che non era l'unico ma bensi' si tratta di una catena. L'abbiamo infatti ritrovato a Chicago e qui a Santa Monica, dove l'abbiamo scelto per un'ottima cena a base di, inutile dirlo, gamberi.


giovedì 11 agosto 2011

Giorni 15,16,17. Da Sedona (a Las Vegas, da Las Vegas) a San Bernardino.

Tre giorni fa abbiamo lasciato Sedona per dirigerci verso Ovest. Abbiamo ritrovato le follie della Route 66, chioschetti abbandonati, rottami, citta' fantasma e le varie particolarita' che sono peculiari della Mother Road.




Lungo la strada ci imbattiamo in alcune particolari caverne che, pur non essendo nulla di particolare a livello naturale (le caverne incontrate sulla strada per Carthage erano molto piu' belle) sono state rese interessanti soprattutto per lo sfruttamento che ne e' stato fatto: innanzitutto nella caverna piu' grande di questo complesso sono state riposte tonnellate di acqua, crackers e caramelle confezionate per un'eventuale catastrofe naturale/guerra nucleare per mantenere in vita 200 persone per 2 settimane (c'e' proprio un sito dove ci si puo' iscrivere pagando fior di soldi per garantirsi un posto nel caso venga annunciata l'apocalisse...solo gli americani potevano fare una cosa del genere). Secondo, all'interno di un'altra caverna e' stata costruita una stanza d'albergo dove per 700 dollari a notte possono soggiornare fino a 6 persone. Ottimo per 6 amici che vogliono festeggiare un compleanno raccontandosi storie di paura in una grotta con tutti i comfort del caso: servizio "in grotta", Tv al plasma, doccia e climatizzatore.
700 dollari e potete soggiornare in 2 fino a 6 persone dentro una caverna!
Acqua e cibo per sopravvivere 2 settimane con altre 199 persone.
E' ormai pomeriggio quando decidiamo che c'e' abbastanza tempo per raggiungere Las Vegas, in modo da passarci 2 notti invece che una sola. Attraversiamo il deserto roccioso del Nevada e ci ritroviamo nella citta' della perdizione, dove non si sa mai che ore sono. Las Vegas e' un immenso parco giochi per adulti fatto di luci e musica, alberghi spettacolari e divertimento. Decidiamo di percorrere tutta la Strip (la strada dove ci sono i grandi alberghi) e di dare un occhio a tutti gli hotel prima di sceglierne uno. Decidiamo poi per il New York-New York, l'unico che si rivela realmente "a tema" sia nella parte esterna che nella parte interna.
Il NYNY di Las Vegas.
La vista dalla stanza.

 Ci sono 2 curiosita' su Las Vegas: la prima e' che pernottare a Las Vegas costa meno che fare una notte a Rimini (difatti una stanza da 4 posti al 35esimo piano della Chrysler Tower del NYNY -e scusate se e' poco- costa 80 dollari), la seconda e' che in tutti i casino' dentro gli alberghi non filtra la luce naturale e non ci sono orologi, in modo da non far capire agli accaniti giocatori che in realta' stanno spendendo giorno e notte (e tanti tanti dollari) attaccati ad una macchinetta o ad un tavolo da Black Jack. La prima sera giriamo la citta', macinando chilometri e chilometri a piedi prima di trovare un posto con meno di 45 minuti di attesa per mangiare, finendo in un buon messicano, all'aperto, davanti alle fontane spettacolari dell'hotel Bellagio. Il giorno dopo invece ci dirigiamo verso l'hotel Stratosphere per salire al 112esimo piano della sua torre dove ci sono 3 attrazioni da luna park mozzafiato. Qui conosciamo Marco e Roberto, due simpatici ragazzi torinesi con i quali passiamo qualche ora tra le varie attrazioni e che speriamo di ritrovare a San Diego domani.






A Las Vegas ogni sera c'e' l'imbarazzo della scelta per quanto riguarda l'intrattenimento e noi abbiamo optato per lo spettacolo " KA' " del Cirque Du Soleil nell'hotel MGM Grand. Uno spettacolo meraviglioso e affascinante, con acrobati  e scenografie da togliere il respiro.

Oggi siamo partiti da Las Vegas verso le 10 del mattino, pensando di avere davanti a noi un'altra giornata easy. Invece oggi abbiamo capito il motivo per cui e' meglio percorrere la Route 66 dalla East Coast alla West.....in California la Mother Road non finisce mai. Distese e distese di strada lunga e dritta....ma quando dico lunga intendo mooooolto lunga e quando intendo dritta intendo mooooolto dritta! Un povero router che inzia la Route 66 da Los Angeles si chiedera' probabilmente chi gliel'ha fatto fare. Noi invece sappiamo che e' l'unica tappa che puo' risultare un po' "pesante". In realta' la giornata e' cominciata piacevolmente, lasciando la Strip di Las Vegas alle nostre spalle e ritrovando lo spirito della 66 (che a Las Vegas, vi assicuro, e' molto facile scordarselo) arrivando nella particolarissima cittadina di Oatman che c'era gia' stata decantata da Gary, il simpatico vecchino dell'Oklahoma. Entrando nella cittadina, composta da una sola via, si capisce subito che c'e' fermento. Parcheggiamo la macchina e percorriamo qualche metro a piedi....davanti a noi si apre una strada che ci mostra i veri abitanti di Oatman: degli Asini che molto tranquillamente passeggiano sereni per la strada, dando confidenza e talvolta anche cercando le attenzioni dei passanti. Asini grandi, piccoli, grigi, bianchi e neri. E con una particolarita': su alcuni di loro, principalmente sugli asini cuccioli, c'e' appiccicato un adesivo sulla fronte con scritto "Please, don't feed me (perfavore, non datremi da mangiare)".

Il povero asino con l'adesivo "don't feed me".


Passata questa curiosa citta' in stile Saloon ma con l'aggiunta degli asinelli, ci rimettiamo on the road e da qui comincia il calvario californiano. L'entrata in California e' stata accompagnata da diverse canzoni a tema (perdonatemi ma quella che ho voluto ascoltare al confine non e' stata "Hotel California" o "California Dreamin'", ma bensi'  "California" che molti ricorderanno come sigla del telefilm O.C.....perdonatemi ma sognavo di farlo!!!) ma questo entusiasmo iniziale e' stato smorzato dalla strada infinita che ci ha portati a San Bernardino dove siamo arrivati dopo ore. Ma le avventure (che oggi definirei quasi Fantozziane) non finiscono qui. Arriviamo, piuttosto stanchi, nella "fantastica" e oltremodo ridente cittadina di San Bernardino che non ha nulla da invidiare a Gratosoglio (i Milanesi capiscono) nella speranza di trovare un motel. Preciso che siamo usciti dalla Route 66 per dirigerci verso San Diego, dove abbiamo deciso di pernottare domani notte (prima di andare a Los Angeles, essendo in anticipo di un giorno).  Giriamo dunque per la fantastica San Bernardino (l'unica cosa degna di nota in questo posto e' il primo fast food dei fratelli McDonald. Da qui e' iniziato tutto.) per un'ora senza trovare nulla e decidiamo poi di rimetterci sulla Freeway nella speranza di trovare un motel sulla strada. Vediamo, come un miraggio, un cartello dell'Holiday Inn Express e ci buttiamo a capofitto nell'uscita della Freeway per raggiungerlo. Tutti contenti di aver finalmente trovato un posto per la notte, entriamo e chiediamo una stanza. La ragazza della reception tutta sorridente ci dice che all'interno dello stabile c'e' una fuga di gas e che per questo stanno evacuando l'hotel. Non sapendo se ridere o se piangere (abbiamo riso) chiediamo indicazioni per un altro hotel e ci rimettiamo in macchina. Nonostante le indicazioni spannometriche della ragazza dell'Holiday Inn troviamo finalmente il motel che ci ospita stasera, che si rivela abbastanza carino, in un sobborgo di questa "meravigliosa" cittadina che e' San Bernardino.

lunedì 8 agosto 2011

Giorni 13,14. Da Tusayan a Sedona.

Niente intoppi con internet ieri, solo un gran sonno e, a dire il vero, poche meno cose del solito da raccontare. Non siamo ancora tornati sulla Route 66, dunque i trasferimenti in macchina, seppur piacevoli e ricchi di paesaggi, non riservano grandi sorprese come quando ci troviamo sulla Mother Road. Ieri siamo quindi arrivati a Sedona. A dire il vero tutto ci aspettavamo tranne quello che abbiamo trovato. Sedona si presenta sulla cartina come un pallino nero di piccole dimensioni all'inteno di un'area verde. Ci aspettavamo dunque un atlro parco nazionale, un altro canyon (e dopo aver visto il Gran Canyon, l'idea di vederne un altro, piu' piccolo e sicuramente meno strabiliante non ci entusiasmava). Lungo la strada per arrivare a Sedona, tutta curve, cosa molto rara negli States, ci imbattiamo in svariati fiumiciattoli e cottage molto carini. Si cominciava a percepire una particolare atmosfera di "benessere" che non ci aspettavamo. Arriviamo a Sedona e ci si apre davanti una strada, costruita nella valle di un Canyon, con monti rocciosi e rossi a destra e a sinistra, con alberghi, negozi e locali, tutti molto ben integrati con l'ambiente circostante (case basse tutte rigorosamente del colore della roccia). Stupiti cerchiamo un albergo e ci posizioniamo al Cedars resort, chiedendo la camera con vista.....e che vista!
Camera con vista!
Il Cedars Resort e la nostra pulitisssssima macchina.
Il pomeriggio scorre tra la ricerca della migliore offerta per una gita in Jeep sulle strade sterrate circostanti per il giorno dopo (oggi) e tra la piscina dell'hotel. La sera ceniamo e facciamo un rapido giro, considerato che nonostante l'immenso potenziale "notturno" di questa cittadina, tutto chiude tra le 9 e le 10.
Oggi invece la giornata e' iniziata con la colazione al bar "l'espressino" e un giro per negozi (curioso vedere come a Sedona ci siano ben 2 negozi che vendono SOLO addobbi natalizi!)
Il "Merry Christmas Sedona". 40 gradi all'ombra ma lo spirito del Natale c'e' fin da agosto!

Slide Rock.


Come i Romani hanno Fregene e i Milanesi hanno il Lido, i Sedoniani (!?) hanno Slide Rock, una vera e propria piscina naturale tra le rocce. Noi pero', chiedendo consigli qui e la', ci siamo diretti a Grasshopper, stesso concetto ma piu' frequesntato da locali invece che da turisti, dove ho fatto il bagno (mezzo bagno direi, visto che mi sono immersa solo fino alla vita) nell'acqua gelata del fiume, osservando con invidia le persone che si tuffavano dalle rocce alte 6-7 metri.
Grasshopper e...

...il mio "mezzo" bagno.
Nel pomeriggio ci siamo invece recati al punto di incontro per la gita in Jeep. Ci sono almeno 10 compagnie che si occupano di Jeep Tours a Sedona e ognuna di esse offre almeno 4-5 opzioni di tour. Dal piu' selvaggio e spericolato al piu' tranquillo e dedicato al paesaggio piu' che all'adrenalina. Indovinate quale abbiamo scelto? Vi dico solo che non ci sono foto di quando eravamo in Jeep, dato che fare una foto sarebbe stato impossibile dati i salti che abbiamo fatto. Abbiamo i lividi sui fianchi causati dalle botte alla cintura di sicurezza e quando siamo tornati a casa abbiamo trovato terra rossa fin nelle mutande! In jeep eravamo noi, due ragazze cinesi che si trovano a Sedona per un seminario sugli angeli (!) e il pazzo autista che oltre a guidare come un matto (e vabe', abbiamo pagato per quello!) ci ha propinato le sue mille teorie filosofiche sulla vita, la scienza, gli alieni e quant'altro. Folle ma simpatico!

La giornata si e' conclusa con un'ottima cena e finalmente posso dire di aver provato qualcosa di nuovo: il cactus fritto!

domenica 7 agosto 2011

Giorni 9,10,11,12. Da Wislow (a Chinle, da Chinle) a Tusayan.

E' la prima volta che mi trovo ad unire 4 giorni in un post solo! Dunque, la pausa e' stata causata da una momentanea sospensione di internet (ma ce lo aspettavamo) a Chinle, nel mezzo del nulla, in una cittadina con 2 alberghi e un canyon. Pretendere internet (che poi c'era ma funzionava male!) era troppo! Siamo cosi' giunti alla fine del nostro soggiorno al Gran Canyon (ad essere davvero onesta anche ieri avevo la connessione ma ero davvero troppo lessa per scrivere qualcosa di sensato). Partiamo pero' da dove ci siamo lasciati. L'ultima tappa della quale ho parlato e' stata Wislow e credo che l'ultima immagine con la quale vi ho lasciato sia un immenso souffle' al cioccolato. Bene, lasciata la bellissima Posada ci siamo diretti verso l'unica parte del nostro viaggio che non prevede la Route 66 sotto le gomme. Ci siamo infatti diretti verso i parchi nazionali, una tappa "fuoristrada" che pero' non bisogna farsi scappare. Ci tengo a precisare che in questi 2 giorni abbiamo visto piu' italiani che in tutto il resto del nostro soggiorno....insomma, i parchi sono meta gettonata da tutti gli europei, soprattutto nei mesi estivi. Inoltre, per la prima volta da quando abbiamo lasciato Chicago, ci siamo trovati in mezzo alla folla, al traffico (sempre relativo) e alle code. Ma partiamo dal principio.
Abbiamo lasciato Wislow e ci siamo diretti verso Chinle e nel tragitto ci siamo fermati a vedere un cratere formato da un meteorite ben 50.000 anni fa. La visita al cratere e' stata inaspettatamente guidata da un individuo molto simpatico che risponde al nome di Eduardo. Una specie di troll messicano, bassino, panzuto e dalla battuta pronta. Eduardo  vive in un appartamento nel Visitor Center, a bordo del cratere e quando ci ha presentato "il buco" ha simpaticamente esordito con "benvenuti nel mio giardino"!

Abbiamo poi proseguito sulla nostra stada verso Chinle, attraversando deserti e zone brulle, punteggiate qui e la' da casette mobili o container abitate dagli attuali indiani, che vivono ancora come un tempo, di artigianato locale. Vivono con poco, una casa sgangherata, una macchina, qualche cavallo, un trattore e una parabola sul tetto. A dire il vero, tutto mi aspettavo tranne che fossero scortesi: invece abbiamo avuto a che fare con qualcuno di loro (ovviamente di terza generazione, cioe' i figli dei figli dei figli...dei figli dei "veri" indiani) e si sono rivelati poco disponibili con..."l'uomo bianco".










Siamo arrivati a Chinle nel pomeriggio ma abbiamo deciso di visitare subito parte del Canyon, composto da due rami, il ramo sud e quello nord, dove abbiamo fatto alcune foto "azzardate". Non si tratta di fotomontaggi...c'e' il trucco (non ci penserete cosi' folli?) ma si tratta di foto assolutamente non ritoccate!
Prenotare un albergo nei parchi nazionali con pochi giorni (se non poche ore) di preavviso e' un rischio. Ci siamo cosi' ritrovati a dover soggiornare 2 notti a Chinle, non trovando nulla a Kayenta (la citta' piu' vicina alla Monument Valley) e il giorno 10 ci siamo sparati 2 ore per fare Chinle-Monument Valley e 2 ore per il ritorno. Abbiamo pero' ri-visto (ci andammo gia' quando io ero piccola) uno dei posti piu' particolari sulla faccia della terra. Abbiamo riproposto una foto "storica" che facemmo, appunto, anni fa. Ho portato apposta un paio di Rayban usati per questa foto nell'anno '97 e sinceramente, non credo sia cambiato molto....forse qualche rughina intorno agli occhi che quando avevo 13 anni non c'era!


Al rientro verso Chinle, non soddisfatti di aver incontrato l'acquazzone qualche giorno prima, abbiamo voluto strafare con una bella tempesta di sabbia, che ha reso tutto scuro e assolutamente affascinante.

Abbaimo lasciato Chinle per dirigerci verso Tusayan, la citta' piu' vicina al Grand Canyon. Arriaviamo tutti super esaltati convinti che gli Americani, abili nello sfruttare al 100x100 le loro risorse naturali, avessero provveduto ad almeno 50 modi per esplorare il Canyon, tra elicottero, jeep, canoe, biciclette, rollerblade, mongolfiere e gommoni. Invece, con nostra grande sorpresa, scopriamo che il Canyon e' visitabile solo a piedi oppure in bicicletta e solo sul bordo di esso e che le rapide sono percorribili solo da Lake Powell (da dove nasce il fiume Colorado, che attraversa il Canyon) e che il tragitto da li' agli headquarters del Canyon varia da 7 a 10 giorni! Non avevamo fatto molto bene i conti! Ieri abbiamo dunque visitato la parte Est del South Rim (bordo) in macchina e in parte a piedi. Lungo il rientro abbiamo incontrato anche qualche esemplare della fauna locale.

Oggi invece, abbiamo optato per un giro in bicicletta lungo la parte Ovest del South Rim. Siamo partiti alle 10 di mattina con un'allegra famiglia giappo-americana e con Dave, un baldo giovane di 26 anni, la nostra guida su due ruote. Gita molto interessante e ricca di informazioni, sia sul Canyon, sia sulle popolazioni che lo hanno abitato e che tutt'ora lo abitano. Ci sono infatti 6 tribu' di nativi che mantengono lo stile di vita preistorico vivendo all'interno del canyon. Loro sono a conoscenza del mondo "moderno" ma vivono comunque all'interno del canyon vivendo di caccia, pesca e agricoltura, nelle case di fango e pietra, vestiti di pelli di animali. Anche alcune interessanti informazioni sulla vita degli impiegati nel canyon ci sono state date da Dave durante il tragitto: ci sono difatti 25.000 impiegati all'interno di esso e la comunita' ha la posta, una banca e addirittura le scuole fino al liceo. Ci sono persone che sono nate, cresciute e che sono andate in pensione all'interno del sistema lavorativo del Canyon, senza mai uscirne. Probabilmente folle per alcuni ma vi assicuro che tra la loro vita e quella di un impiegato al casello sulla tangenziale ovest di Milano non so se sceglierei la seconda. Vi dico solo che Dave mi ha detto che nei giorni liberi fa esattamente quello che fa nei giorni di lavoro e che non sente la differenza tra il tempo dedicato al lavoro e quello libero....
Noi, l'allegra famiglia giappo e Dave.
La giornata di oggi si e' conclusa in modo superbo con un grandioso aperitivo fai-da-te sul ciglio del Gran Canyon al tramonto. Nel pomeriggio siamo passati a comprare patatine, olive e dei fantastici cocktail in lattina (e non scherzo dicendo fantastici). Sorseggiano Margarita e Vodka Martini ci siamo goduti il panorama mozzafiato in compagnia di qualche altro turista (nessuno era pero' fornito come noi di bicchieri, ghiaccio e glassette sottratti dalla camera dell'albergo).